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Forte aumento di adolescenti con problemi di aggressività – Perché fare Rete è importante

Il dipartimento di Neuropsichiatria infantile dell’Istituto Gianni Gaslini di Genova, durante il convegno Adolescenza terra di mezzo: le regole dei limiti, i limiti delle regole, ha reso noto il fortissimo aumento degli accessi in pronto soccorso di adolescenti con problemi di depressione, autolesionismo e aggressività.

“La fascia di età fino ai 14 anni vede emergere problematiche molto gravi e multiple legate a crisi di aggressività verso gli altri… fattori sociali multipli giocano un ruolo decisivo…” articolo del 27 novembre 2017 su genova.repubblica.it

Questi convegni sono importantissimi perchè hanno il fine non di denunciare, ma di comunicare, numeri alla mano, che i grandi disagi stanno aumentando. Tra i relatori erano presenti delle figure importanti, oltre a psichiatri e medici della NPI, quali: un insegnante, uno psicologo dello sport, il Procuratore capo della Procura dei minori, sociologi, un preside, un sacerdote che insieme a diversi moderatori, in ruolo di medici, psicologi e psicoterapeuta, hanno concertato un impegno comune per affrontare questo fenomeno in continua evoluzione.

Lavorare in Rete è importante, perchè significa che i servizi istituzionali, le associazioni, la scuola, le società sportive e l’intero territorio devono unirsi alle famiglie per fare quello che sino ad ora non era strettamente necessario.

aggressività

L’Associazione Sentire le Voci, dal 2005 ad oggi, è testimone di questo cambiamento, per questo ha creato un’importante rete di collaborazioni con tutti quei professionisti che, prima o dopo, roteano intorno a chi ha questo tipo di problema.

Chi sente le voci conosce perfettamente la rabbia che prova dentro, ma non la riconosce come propria e i familiari vedono crescere nei loro figli un’aggressività mai conosciuta prima che il problema si manifestasse.

 

Fare Rete per chi sente le voci significa:

  • organizzare giornate di gruppo di condivisione;
  • colloqui personali per mettere a fuoco vere e proprie strategie di controllo;
  • aprire sempre più il dialogo tra gli psichiatri del Servizio Sanitario Nazionale e le famiglie; predisporre percorsi mirati di psicoterapia;
  • organizzare full immersion tra gli uditori di voci e i professionisti, affinché le barriere inesistenti divengano stabilità farmacologica nella fase
  • emergenziale, per trasformarsi poi in informazione e normalizzazione…

Le voci possono essere momentaneamente sedate ma non sotterrate. È bene siano affrontate e decodificate perché la stretta correlazione che hanno con le emozioni di quel ragazzo bullizzato, di quell’adolescente violentata, di quell’adulto mai ascoltato, deve essere scoperta prima, e accettata poi.

Amarsi significa anche concedersi di ri-costruirsi, togliendo qualsiasi senso di colpa per quanto non fatto sino a quel momento.

Certamente l’amore non basta per togliere le voci, ma l’aggressività molte volte nasconde esigenze profonde di ascolto e di emozioni necessarie per sentirsi vivi.

Aggressività da adgredior: avvicinarsi, cominciare…
Chi si vuole avvicinare a noi sarà ascoltato.

Mindly

Un video game che fa sentire le voci

Come Presidente dell’Ass. Sentire le voci mai avrei pensato che un giorno qualcuno offrisse ai giocatori di videogame la possibilità di comprendere chi sente le voci e/o soffre di malattie mentali

“… motivo per cui abbiamo anche angolazioni della telecamera claustrofobiche e possiamo sentire incessanti voci che ci bisbigliano nelle orecchie mentre giochiamo…”

dichiara uno degli ideatori e creatori del gioco Hellblade: Senua’s Sacrifice, Tameem Antoniades.
Direttore ed ideatore del videogioco, afferma inoltre che, dopo aver raccolto le confidenze di un caro amico che aveva sofferto di un forte disagio psichico, lo ha invitato a parlare di quell’esperienza in cui si era convinto che poteva morire.

Il responsabile del team che ha creato Hellblade ha spiegato così i motivi per cui gli sviluppatori, inizialmente, hanno voluto far credere che fosse presente, all’interno del gioco, una morte permanente, proprio per rendere il gioco il più reale possibile rispetto all’intensità della storia stessa.

Ad oggi sono state superate le 500.000 copie vendute. Alcuni acquirenti lo hanno descritto così: “…con l’avanzare il tutto diventa perfettamente horror e angosciante, veramente bellissimo…”
“… dato che sta vendendo bene sono sempre fiducioso in merito ad una versione fisica”.
È mio dovere far sapere che sentire le voci è un’esperienza terrificante, soprattutto quando nell’insistenza delle parole espresse dalle voci si perde il controllo mentale, cognitivo ed emotivo.
Troppo spesso sentire una o più voci comandanti, dialoganti, insistenti o persuadenti, è strettamente correlato ad un vissuto traumatico.

Il gioco è uscito lo scorso mese di agosto e le previsioni di rientro rispetto ai costi di sviluppo erano di 6-9 mesi, ma con grande sorpresa e piacere degli sviluppatori dopo tre mesi sono stati recuperati totalmente. (tratto dall’articolo di Stefania “Tahva” Sperandio del 23.10.2017 da spaziogames.it)

I videogiochi possono, in alcuni casi, aiutarci a staccare i nostri pensieri dalla quotidianità e dalle insoddisfazioni quotidiane, facendoci calare in una realtà virtuale, ma è bene non scherzare troppo con le emozioni e con la mente.
Questo articolo è per me un’occasione per dire che ogni prodotto, informazione o servizio in merito a sentire le voci è importante, ma chi sente le voci veramente, molte volte è inconsapevole della propria vulnerabilità mentale ed emotiva.

Resto a disposizione per qualsiasi vostro suggerimento o contributo.

Sentire le Voci

Un video game che fa sentire le voci

Come Presidente dell’Ass. Sentire le voci mai avrei pensato che un giorno qualcuno offrisse ai giocatori di videogame la possibilità di comprendere chi sente le voci e/o soffre di malattie mentali

“… motivo per cui abbiamo anche angolazioni della telecamera claustrofobiche e possiamo sentire incessanti voci che ci bisbigliano nelle orecchie mentre giochiamo…”

dichiara uno degli ideatori e creatori del gioco Hellblade: Senua’s Sacrifice, Tameem Antoniades.
Direttore ed ideatore del videogioco, afferma inoltre che, dopo aver raccolto le confidenze di un caro amico che aveva sofferto di un forte disagio psichico, lo ha invitato a parlare di quell’esperienza in cui si era convinto che poteva morire.

Il responsabile del team che ha creato Hellblade ha spiegato così i motivi per cui gli sviluppatori, inizialmente, hanno voluto far credere che fosse presente, all’interno del gioco, una morte permanente, proprio per rendere il gioco il più reale possibile rispetto all’intensità della storia stessa.

Ad oggi sono state superate le 500.000 copie vendute. Alcuni acquirenti lo hanno descritto così: “…con l’avanzare il tutto diventa perfettamente horror e angosciante, veramente bellissimo…”
“… dato che sta vendendo bene sono sempre fiducioso in merito ad una versione fisica”.
È mio dovere far sapere che sentire le voci è un’esperienza terrificante, soprattutto quando nell’insistenza delle parole espresse dalle voci si perde il controllo mentale, cognitivo ed emotivo.
Troppo spesso sentire una o più voci comandanti, dialoganti, insistenti o persuadenti, è strettamente correlato ad un vissuto traumatico.

Il gioco è uscito lo scorso mese di agosto e le previsioni di rientro rispetto ai costi di sviluppo erano di 6-9 mesi, ma con grande sorpresa e piacere degli sviluppatori dopo tre mesi sono stati recuperati totalmente. (tratto dall’articolo di Stefania “Tahva” Sperandio del 23.10.2017 da spaziogames.it)

I videogiochi possono, in alcuni casi, aiutarci a staccare i nostri pensieri dalla quotidianità e dalle insoddisfazioni quotidiane, facendoci calare in una realtà virtuale, ma è bene non scherzare troppo con le emozioni e con la mente.
Questo articolo è per me un’occasione per dire che ogni prodotto, informazione o servizio in merito a sentire le voci è importante, ma chi sente le voci veramente, molte volte è inconsapevole della propria vulnerabilità mentale ed emotiva.

Resto a disposizione per qualsiasi vostro suggerimento o contributo.

Sentire le Voci

Cosa significa sentire la suoneria del proprio cellulare anche se spento

Suono e Ansia sono due parole che rappresentano rispettivamente il fenomeno uditivo del sentire le voci  e le emozioni ad esso correlato.
Ring e anxiety sono anche i termini citati dal giornalista Luca Tremolada, nel suo articolo del 14 settembre 2017 pubblicato su AlleY Oop de Il Sole 24 Ore, per spiegare come il termine Ringanxiety identifichi tutti coloro che molto spesso hanno la sensazione di sentire il proprio cellulare squillare, anche quando è spento. “Quelli che al posto di sentire le voci come i matti sentono le suonerie.”

sentire squillare il cellulareAll’Università del Michigan due ricercatori hanno pubblicato un articolo scientifico (a pagamento) su Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking, al fine di fornire dati e possibili spiegazioni sul fenomeno.
È emerso così che l’80% delle persone intervistate hanno ammesso la propria convinzione di aver sentito spesso il proprio telefono suonare, anche quando spento o in stand by.

Tra le tante spiegazioni plausibili ci sono sicuramente le aspettative e l’ansia rispetto alla nostra attesa di ricevere determinate telefonate piuttosto che altre.

Questa sensazione potremmo definirla, ironicamente, come una nuova cyberpatologia, la bella notizia è che si discosta totalmente dal fenomeno del sentire voci, nel senso che nel 75-76% dei casi in cui giovani e meno giovani sentono voci, le cause sono comunque da imputare a traumi subiti, che siano di origine fisica, sessuale o psicologica…

Qualora vi capitasse di sentire il vostro cellulare suonare ed appurate che invece non l’ha fatto, vi invito a prendere consapevolezza del vostro livello di ansia, in modo da far cessare facilmente questa dinamica. Il buon senso vuole che la tecnologia si metta al servizio della comunicazione e non dell’ansia.

E se un giorno, mentre siete soli, sentirete dentro o fuori di voi una voce commentante o comandante rispetto a cosa fare o non fare, dire o non dire, potete contattarci… grazie anche alla tecnologia!!!

Se avete qualcosa di interessante da raccontarci rispetto a cose inusuali che sentite, noi ci siamo.

Mindly

la Sindrome di Asperger e Sentire le Voci – ND neuro diversi?

La Sindrome di Asperger e il sentire le voci hanno molte caratteristiche in comune rispetto a come si mostrano alcune fenomenologie.
La SA, anche se ritenuta una parente dell’autismo, di fatto non è considerata un disturbo dello spettro autistico perché non compromette l’autonomia, la comprensione e l’intelligenza della persona. Proprio come per l’uditore di voci.

Asperger e Uditori di vociSentire le voci viene catalogato sempre e soltanto come un sintomo correlato ad una diagnosi di schizofrenia, perché vengono classificati anche tutti i comportamenti correlati alla perdita del potere personale di chi le sente, soprattutto se le voci sono imperative e comandanti.

L’interazione sociale, come succede agli aspie, è la prima carenza che si manifesta anche in chi sente le voci. Nella confusione mentale si perde la capacità di sentire le proprie emozioni e di percepire quelle altrui.

I comportamenti ripetitivi dell’uditore, evidenziati da interessi ed attività, appaiono a volte totalmente stereotipati e in certe tipologie dissociative sembra quasi che l’uditore si preoccupi di se stesso come parte di oggetto.

Un altro punto in comune tra gli asperger e gli uditori di voci è l’uso ricorrente di metafore. Un linguaggio incomprensibile non in grado di fare cogliere sfumature importanti nel dialogo. Sono proprio le metafore la chiave di lettura per decodificare e entrare nella dissociazione di chi sente le voci.

Mi permetto di associare due definizioni diverse, ma entrambe contenute nel DSM.
Leggendo le parole scritte da un Aspie su un proprio blog mi sono ricordata, da un’affermazione molto simile di un uditore di voci, che i ‘neuro diversi’ hanno serie difficoltà a mentire

“… una enorme carenza in un mondo complesso dove i sotterfugi fanno parte delle normali regole sociali”.

Anche gli uditori di voci, nel proprio disagio esistenziale chiedono verità, purezza, immediatezza, sentimenti veri, coerenza… Qualità che tutti vorremmo ricevere dagli altri, ma che non pretendiamo da noi stessi.

“Mentire è dannoso, oltre che inutile” scrive un altro.

Conoscere la verità nascosta dietro al fenomeno del sentire le voci mette a disagio non solo la famiglia, luogo in cui molto spesso avvengono le violenze causa del fenomeno stesso, ma anche i professionisti che sono costretti a sporcarsi le mani (termine coniato da un nostro collaboratore psicoterapeuta della Scuola Adleriana di psicoterapia psicodinamica di Milano e Brescia).

Sentire le voci non è una malattia distinguibile per via genetica, neurologica o biologica. Bisogna mediare e decodificare, attraverso le parole pronunciate dalle voci stesse, le centinaia di strutture formatesi a causa delle diversità di ogni singola tipologia di violenza.

Se siamo noi i neuro-dotati in possesso di tutte le facoltà necessarie per essere definiti tali, come mai non percepiamo la loro sensibilità, la loro disperazione, la loro paura di esprimersi…?

Mindly

Perché chi sente le voci nasconde il proprio disagio

Spesso sentire voci è un disagio stigmatizzante non solo agli occhi altrui, ma anche per l’uditore stesso. Questo fenomeno non si percepisce all’esterno, perché si tende a nasconderlo almeno sino a quando non si hanno risposte esaustive per se stessi.

Pensiamo a quali possono essere gli effetti negativi più gravi, un suicidio o un omicidio, causati dalle voci (vedi la cronaca della madre 39enne di Reggio Emilia che ha ucciso i suoi due figli nel mese di dicembre).
Prima di compiere un atto così grave, si tende a nascondere la propria depressione, a sottovalutare il proprio disagio, pensando che si possa tenere sotto controllo.

Psichiatri e psicoterapeuti sono ancora motivo di vergogna. Quante volte si tiene volutamente nascosto, prendendoci in giro, che si va dallo psicologo?
Se avessimo un dolore fortissimo all’addome e temessimo una peritonite, correremmo subito in ospedale o chiederemmo aiuto a chiunque per essere aiutati.
Se un problema ad un nostro organo interno necessitasse di un intervento ci opereremmo da soli?

Sappiamo benissimo che c’è una serie di pregiudizi sul male oscuro che ci portano a non chiedere aiuto, perché le cronache allarmiste mostrano l’uditore di voci sempre e soltanto come un pazzo.
A volte, quando finalmente si arriva alla consapevolezza di aver bisogno di aiuto, è troppo tardi!

Nascondere il proprio male appannato, misterioso, con l’uso di sostanze, invece di rivolgersi a professionisti, non porta a soluzioni positive di vita.

Questo spazio è quindi dedicato a raccogliere testimonianze di coloro che, con umiltà e coraggio, si concederanno di chiedere aiuto, prima che il disagio esploda e raggiunga un punto di non ritorno.

Sentire le Voci

La speranza – Trovare un senso al perché si sentono le voci

Benvenuto nel Blog di Sentire le Voci!
Vogliamo aprirlo insieme a questa parola chiave: speranza.
Una speranza che non è ottimismo bensì la certezza che quello che stiamo facendo ha un senso compiuto.
Chi ci chiede aiuto scopre che dietro al significato delle voci c’è un senso spesso incompiuto, calpestato o abusato.

Dare speranza a chi soffre per causa delle voci ha un forte senso per noi.

Il Senso della vita è più importante del risultato. Non è importante la guarigione completa o la risoluzione di ogni problema, ma la restituzione della persona alla propria vita.

Può essere semplice o difficile raggiungerlo, ma resta sempre il valore assoluto e non ammette limitazioni o restrizioni.

La vita non può essere valutata solo da un punto di vista economico, medico o psicologico.
La cultura di oggi fatica ad educarci al Senso della vita. Noi invece lo facciamo.

La prima domanda che si pone un uditore di voci è: che senso ha la mia vita ora? Che senso hanno le voci?
Trovare queste risposte significa affrontare la propria vita.

Sentire le voci non significa avere colpe, bensì trovare un senso al perché le sto sentendo, rispetto a ciò che mi dicono, a ciò che volevo, a ciò che ero e che forse non sono più o non sono mai stato…

Accogliamo con piacere e speranza ogni vostra riflessione

Mindly

Nuovo gruppo di Uditori a Livorno

Il gruppo ha sede a Livorno, in via della Madonna, 6 (scala B piano 2°).

Per informazioni contattare: Dott.ssa Alessandra Chelucci; cell. 3775411084; email: [email protected]

IL GRUPPO FA DA SPECCHIO AL PROBLEMA, POTENDOLO COSI VEDERE, RICONOSCERE E RISOLVERE

Associazione Sentire le Voci

 

 

Sentire le Voci

MASSIMO. UDITORE, ARTISTA E SCRITTORE.

La figura artistica di Massimo Triolo non è certamente di facile connotazione. Il suo percorso di maturazione stesso nasce con fasi alterne ed estremamente articolate, sotto il segno dell’ossessione e della meticolosità, e di una autobiografia che si fa emblema incipiente nelle proprie manifestazioni, pittoriche o letterarie che siano. Figura di artista solitaria e romantica nella concezione di un’arte che trascende i personali fantasmi interiori fino a renderli universalmente accettabili e comprensibili, Triolo è tanto pittore quanto scrittore colto e rigoroso, severo e coerente fino all’estremo con il proprio mondo e le proprie esigenze.

I suoi scritti sono la precisa testimonianza di come si possa, attraverso l’arte e la letteratura, sublimare diverse forme di disagio emotivo ed esistenziale causato dalle Voci , nonché squisitamente psichico, e riscattarsi dalla privazione di “essere”, dalla sofferenza.
L’arte è forse la mia lunga e strenua dannazione a cui riesco, talvolta, e come di lato alla sostanza dei miei sforzi coscienti, a strappare qualche goccia di splendore. Quanto a me, non mi stanco di scavare, di cogliere all’assenza una presenza nascosta, in potenza, o accennata, che se raccolta fa il mio umano più umano e mi dà l’occasione impagabile di abbracciarla, incoraggiarla, parteciparla, e pure restituirla, in ogni forma, al residuo patrimonio di umanità condivisibile, che sogno ancora poter essere plurale, intersoggettiva e libera.”

Massimo Triolo

Mindly

Focus – Quando le voci ronzano nella testa

Uno studio americano spiega la complessità delle allucinazioni auditive, che possono colpire anche chi non è affetto da disturbi psichiatrici.

Molte delle persone che “sentono le voci” vivono davvero la sensazione di avere molteplici voci nella testa, ognuna con un carattere distinto. Alcuni individui, inoltre, provano anche effetti dolorosi sui loro corpi. Lo rivela un importante studio, condotto dalle università americane di Durham e Stanford, che potrebbe rovesciare alcune credenze tradizionali sul tema. La ricerca mette in luce la complessità di questi meccanismi e spiega anche come le allucinazioni auditive (una terminologia più corretta per indicare il fenomeno) possono colpire chiunque, non solo chi è affetto da disturbi mentali.

Un luogo comune che cambia. Il lavoro, appena pubblicato su The Lancet Psychiatry è stato condotto attraverso questionari online, a cui hanno risposto 153 persone, di cui solo 26 non affette da disturbi psichici. È emerso che l’81% ha sentito voci multiple e il 70% ha riconosciuto un carattere peculiare per ogni voce. Per il 69% delle persone intervistate si tratta di voci tendenzialmente dal timbro violento, spesso legate a traumi subiti in passato. Insieme a queste “rumore di fondo”, il 66% ha detto di provare sensazioni corporee: caldo, formicolio alle mani e ai piedi. Ma non ci sono solo paura, stress e depressione: il 31% ha registrato anche emozioni positive.

Nuove cure? Le allucinazioni auditive sono spesso associate a psicosi, schizofrenia e disordini bipolari, ma, secondo i ricercatori, possono comparire anche in persone non affette da alcun disturbo. Si stima che una percentuale tra il 5 e il 15 della popolazione adulta ha avuto allucinazioni auditive almeno una volta.

Questi risultati vanno in controtendenza rispetto all’idea che le allucinazioni auditive siano un fenomeno percettivo o acustico e possono avere implicazioni nella ricerca neurologica, che potrà avere più strumenti per indagare cosa succede nel cervello quando le persone subiscono queste esperienze.

La dottoressa Angela Woods, che ha guidato la ricerca al Centre for Medical Humanities della Durham University, ha dichiarato: «Le nostre scoperte possono rovesciare le credenze sulla natura delle voci in psichiatria. C’è un mondo ancora indagata riguardante le caratteristiche qualitative delle voci».

Le conclusioni dello studio sulle variazioni delle voci potrebbero avere anche una conseguenza dal punto di vista terapeutico, secondo i ricercatori. Vanno infatti condotte cure precise a seconda del tipo di allucinazione auditiva, trovando quella giusta fra le più accreditate oggi: si va dall’uso di farmaci  alla Cognitive Behavioural Therapy (CBT, ovvero la terapia cognitiva), passando per le tecniche di dialogo e diverse forme di auto-aiuto.

Le 13 voci di Rachel. Un esempio concreto citato nello studio che vale la pena riportare è quello di Rachel Waddingham, psicologa che ha provato sulla sua pelle le allucinazioni auditive. Ha raccontato di sentire 13 voci, una diversa dall’altra, ognuna con il suo nome, età e timbro particolare. Alcune di esse sono arrabbiate, altre spaventate o melliflue. A volte Rachel sente una bambina spaventata e prova sensazioni di calore e dolore in tutto il corpo; solo quando riesce a placare la voce, il calore si ferma. Rachel racconta anche che grazie all’aiuto di uno dei gruppi Hearing Voices è riuscita a entrare in relazione con le sue voci, riuscendo infine ad “accettarle”.

Focus – Quando le voci ronzano nella testa