La Sindrome di Asperger e il sentire le voci hanno molte caratteristiche in comune rispetto a come si mostrano alcune fenomenologie.
La SA, anche se ritenuta una parente dell’autismo, di fatto non è considerata un disturbo dello spettro autistico perché non compromette l’autonomia, la comprensione e l’intelligenza della persona. Proprio come per l’uditore di voci.
Sentire le voci viene catalogato sempre e soltanto come un sintomo correlato ad una diagnosi di schizofrenia, perché vengono classificati anche tutti i comportamenti correlati alla perdita del potere personale di chi le sente, soprattutto se le voci sono imperative e comandanti.
L’interazione sociale, come succede agli aspie, è la prima carenza che si manifesta anche in chi sente le voci. Nella confusione mentale si perde la capacità di sentire le proprie emozioni e di percepire quelle altrui.
I comportamenti ripetitivi dell’uditore, evidenziati da interessi ed attività, appaiono a volte totalmente stereotipati e in certe tipologie dissociative sembra quasi che l’uditore si preoccupi di se stesso come parte di oggetto.
Un altro punto in comune tra gli asperger e gli uditori di voci è l’uso ricorrente di metafore. Un linguaggio incomprensibile non in grado di fare cogliere sfumature importanti nel dialogo. Sono proprio le metafore la chiave di lettura per decodificare e entrare nella dissociazione di chi sente le voci.
Mi permetto di associare due definizioni diverse, ma entrambe contenute nel DSM.
Leggendo le parole scritte da un Aspie su un proprio blog mi sono ricordata, da un’affermazione molto simile di un uditore di voci, che i ‘neuro diversi’ hanno serie difficoltà a mentire
“… una enorme carenza in un mondo complesso dove i sotterfugi fanno parte delle normali regole sociali”.
Anche gli uditori di voci, nel proprio disagio esistenziale chiedono verità, purezza, immediatezza, sentimenti veri, coerenza… Qualità che tutti vorremmo ricevere dagli altri, ma che non pretendiamo da noi stessi.
“Mentire è dannoso, oltre che inutile” scrive un altro.
Conoscere la verità nascosta dietro al fenomeno del sentire le voci mette a disagio non solo la famiglia, luogo in cui molto spesso avvengono le violenze causa del fenomeno stesso, ma anche i professionisti che sono costretti a sporcarsi le mani (termine coniato da un nostro collaboratore psicoterapeuta della Scuola Adleriana di psicoterapia psicodinamica di Milano e Brescia).
Sentire le voci non è una malattia distinguibile per via genetica, neurologica o biologica. Bisogna mediare e decodificare, attraverso le parole pronunciate dalle voci stesse, le centinaia di strutture formatesi a causa delle diversità di ogni singola tipologia di violenza.
Se siamo noi i neuro-dotati in possesso di tutte le facoltà necessarie per essere definiti tali, come mai non percepiamo la loro sensibilità, la loro disperazione, la loro paura di esprimersi…?