
A prescindere dalle nostre convinzioni, educazione, credo religioso o assunti di base, è importante indossare un sano atteggiamento di curiosità, al fine di non precludere alcuna strada.
Colui che sente, soprattutto quando è all’inizio della sua esperienza, non fa – né cerca – classificazioni di voci: semplicemente pensa a chi possano appartenere, soprattutto perché non sempre è visibile colui che parla, producendo appunto una Voce.
Nella maggioranza dei casi si trovano spontaneamente spiegazioni non psicologiche, nel senso che alle voci si attribuiscono ambiti spirituali, paranormali o religiosi.
Chi non ha mai riflettuto sul fatto che alcuni uomini beatificati e santificati fossero uditori di voci, comincia a farlo. Chi si è ritenuto sino a quel momento una persona estremamente razionale e oggettiva comincia a leggere libri sul paranormale, ecc. Ci si sofferma su queste giustificazioni soprattutto se le voci provengono dall’esterno dell’individuo, ritenendo pertanto possibile che solo alcuni uomini siano in grado di percepirle.
La psichiatria classica invece, non facendo una distinzione tra voci interiori od esterne, classifica le voci solo come sintomo di malattie o di disfunzioni gravi, quali la schizofrenia, la depressione maggiore, gli stati maniacali nel disturbo bipolare, i disturbi dissociativi, i gravi disturbi di personalità, l’uso di sostanze, ecc. È certamente una spiegazione molto limitante, perché le valuta soltanto sotto l’aspetto psicopatologico, non interessandosi al significato delle voci, ovvero al loro contenuto, ed affronta le allucinazioni uditive principalmente attraverso l’uso dei farmaci.
Fino a una decina d’anni fa, prima che in Italia si facesse un’educazione e formazione sulla Recovery (che significa ripristinare una condizione di appartenenza a se stessi che contraddice drasticamente il semplice farsi paziente, attendendo passivamente che qualcuno dispensi per noi la salute) lo psichiatra difficilmente, nei propri colloqui col paziente, gli chiedeva se sentiva le voci. Il farlo implicava essere in grado d’aiutarlo, fornendogli strategie per star meglio, oltre alla prescrizione ulteriore di farmaci, ragione per la quale l’uditore ha sempre mantenuto il riserbo delle proprie voci.