Non tutti sanno che Baba Yetu è la sigla musicale del gioco strategico Civilization IV, composta da Christopher Tin, premiata con un Grammy
il testo in realtà è il Padre nostro in lingua Swhili
Tutte le musiche composte per l’intera serie, sono ispirate al tema “The dream of flight” – Il sogno del volo
Il nostro Staff vuole ringraziarti e salutarti con questa “MUSICA”
affinché la tua solitudine possa farti sentire anche la gioia che porti dentro..
Testo:
Baba yetu uliye (Padre Nostro)
mbinguni yetu, yetu (In cielo, nostro, nostro)
Amina! baba yetu, yetu, uliye (Amen! Padre Nostro)
Jina lako milele litukuzwe (Benedetto è il tuo nome, per sempre)
Utupe leo chakula chetu (Dacci oggi il pane)
Tunachohitaji (Di cui abbiamo bisogno)
Utusamehe makosa yetu, hey! (Perdona i nostri errori)
kama nasi tunavyowasamehe waliotukosea (Così come noi perdoniamo coloro che ci fanno soffrire)
Usitututie katika majaribu lakini (Non ci indurre in tentazione)
Utuokoe na yule milele na yule (Ma liberaci sempre dal male)
Ufalme wako ufike (Venga il tuo regno)
utakalo lifanyike duniani kama mbinguni (In terra come è nel cielo)
Amina! (Amen!)
Laura Cavicchi, Francesca Fabbiani, Francesco Bocci, Davide Salvarani, Cristina Contini e il Comitato Scientifico
Con questo video, insieme alla Famiglia MECA (Marco, Cosimo e Milena , da Brindisi – le zie Anna e Maria Grazia, da Roma – il fratello Francesco, dal Vietnam – Cristina Contini, da Cagliari – Davide Salvarani, da Reggio Emilia)
un caloroso augurio di Buon Natale e un futuro anno pieno di coraggio e consapevolezza
Credo che a tutti sia capitato, almeno una volta, di parlare davanti allo specchio a voce alta.
Dare sfogo ai propri pensieri, più o meno intimi, è un’esperienza che può considerarsi normale, ma in alcune situazioni scatta un campanello di allarme perché..
alcune persone che parlano troppo spesso da sole hanno cominciato a sentire delle voci
da un portale di analisi finanziaria un breve, ma esaustivo, articolo a riguardo
[…] vogliamo dire che se hai un problema con un trauma e con la depressione, non sei solo. C’è sempre aiuto e sostegno
Il Messaggero è uno storico quotidiano nazionale fondato a Roma nel 1878 e martedì 8 dicembre 2020 ha pubblicato un articolo che vogliamo condividere. Molti adolescenti sognano di diventare delle star, ad esempio di Netflix, poi un giorno come tanti altri, si legge di una Star che, causa una violenza subita a 14 anni, a 23 anni si toglie la vita.
La primaria ed unica ragione di questa nostra pubblicazione è LANCIARE il medesimo appello fatto dall’associazione fondata dalla stessa Daisy..
“non ci sono parole per esprimere la tristezza, ma vogliamo dire che se hai un problema con un trauma…c’è sempre aiuto e sostegno”
Se hai un problema con un trauma, noi ci siamo..
puoi chiamarci
puoi scriverci
puoi lasciarci un messaggio.. ma soprattutto chiedi aiuto!
Una giovane donna di nome V.L., telespettatrice del programma Italia Sì di Rai1, dopo aver assistito alla mia intervista sul “mondo” che rappresento, mi ha scritto:
[…] mi sono sentita come quel bambino che andò col padre a vedere il mare per la prima volta […]
N.d.R.: da “Il libro degli abbracci”
“Quando padre e figlio, dopo un lungo cammino, raggiunsero finalmente quel culmine di sabbia, il mare esplose davanti ai loro occhi. E fu tanta l’immensità del mare, e tanto il suo fulgore, che il bimbo restò muto di bellezza.
E quando alla fine riuscì a parlare, tremando, balbettando, chiese a suo padre:
“Aiutami a guardare!”
Grazie, giovane donna, perché mi hai ricordato la bellezza dello stupore di un bambino e la profondità di adulto.
Voglio raccontare la storia di D., 27 anni arrestato a Reggio Emilia il 21 novembre 2019 per aver accoltellato mortalmente lo zio paterno.
Per l’omicidio pluriaggravato gli veniva applicata la misura della custodia cautelare in carcere.
Come difensore, conoscendo la storia di D., ho fatto quanto in mio potere affinché l’iter legale fosse il più indolore possibile, sollecitando il Pubblico Ministero affinché si procedesse al più presto ad accertare la capacità di intendere e di volere del giovane, la sua capacità di stare in processo, l’eventuale pericolosità sociale.
II perito psichiatra nominato ha concluso nel senso che D. , al momento del fatto, si trovava in condizione di infermità di mente, tale da escludere la sua capacità di intendere e di volere in relazione all’omicidio e alla dinamica dello stesso, poiché affetto da schizofrenia paranoide cronica, in fase di scompenso acuto, per la quale era seguito, sin dal 2011, dal Centre di Salute Mentale di riferimento, ed aveva già subito due ricoveri in regime di trattamento sanitario obbligatorio – T.S.O.
[La Schizofrenia Paranoide è caratterizzata dalla presenza di deliri tipicamente di persecuzione, o di grandiosità , o entrambi. Possono anche ricorrere deliri con altri temi, per esempio di gelosia, somatici o religiosi.
I deliri possono essere molteplici, ma sono generalmente organizzati attorno ad un tema coerente. Le allucinazioni sono pure tipicamente correlate al contenuto del tema delirante.
Le manifestazioni associate comprendono ansia, rabbia, distacco ed atteggiamento polemico.
I soggetti che ne soffrono dimostrano scarsa o nessuna compromissione ai test neuropsicologici o ad altri test cognitivi]
Contestualmente, veniva affermata la necessità di applicare a D. una misura di sicurezza consistente nell’inserimento in una REMS (Residenza Sanitaria per l’Esecuzione delle misure di Sicurezza Detentive ,che, a seguito della riforma che ha previsto il superamento dei Manicomi Giudiziari e degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari – OPG – ha sostituto i predetti Istituti, dove il trattamento terapeutico e riabilitativo erogato dovrebbe massimamente ispirarsi al rispetto della personalità, dignità umana, salute, sicurezza e intimità).
Infine, il 22 maggio 2020 , la Corte d’Assise dichiarava I’imputato non punibile per totale mancanza della capacità di intendere e di volere al momento del fatto, con applicazione della sola misura di sicurezza in REMS per due anni.
Questa è solo una parte della storia, la parte sotto gli occhi di tutti;
ma c’e una altra storia, dietro le quinte della tragedia, ed è una storia di umanità , di malattia, infine anche di speranza
D. aveva raccontato allo psichiatra :
“L’ho fatto, I’accoltellamento, perché mi sentivo minacciato da mio zio. Purtroppo io sono malato da otto anni , affetto da disturbo “psicotico- schizofrenico” e non riesco a distinguere cosa sia vero o falso rispetto alle voci che sento.Questa notte, le voci nella mia testa mi avvisavano che ero in pericolo, che se avessi fatto questo atto sarei stato al sicuro da mio zio e anche da tante altre persone che mi vorrebbero vedere morto”.
difficile comprendere qualcosa che non si conosce
Difficile, addirittura, credere che sia possibile, verosimile.
D., ormai da molti anni, sente le voci.
I farmaci non sono sufficienti a curare, a contenere questo tipo di disturbo: occorre una cura che accompagni la persona a convivere con le “voci”, a dialogarci, per imparare, un passo alla volta, a controllarle.
Nella città di Reggio Emilia ha sede l’Associazione Nazionale ” SENTIRE LE VOCI” i cui operatori fanno esattamente questo: insegnano a gestire gradualmente, fino a dominarle , le energie del lato oscuro , presenti in ogni essere umano, che in soggetti particolarmente sensibili e/o fragili, a seguito di traumi, frustrazioni e disagio sociale si slatentizzano sotto forma di voci aggressive e invalidanti.
E’ di fondamentale importanza che le strutture pubbliche sostengano, anche attraverso convenzioni remunerative, gli operatori di questa preziosa associazione di volontari, che supportano altresì i famigliari dei malati, troppo spesso soli e spaventati , incapaci, impreparati.
Voglio raccontare la storia di D., 27 anni arrestato a Reggio Emilia il 21 novembre 2019 per aver accoltellato mortalmente lo zio paterno.
Per l’omicidio pluriaggravato gli veniva applicata la misura della custodia cautelare in carcere.
Come difensore, conoscendo la storia di D., ho fatto quanto in mio potere affinché l’iter legale fosse il più indolore possibile, sollecitando il Pubblico Ministero affinché si procedesse al più presto ad accertare la capacità di intendere e di volere del giovane, la sua capacità di stare in processo, l’eventuale pericolosità sociale.
II perito psichiatra nominato ha concluso nel senso che D. , al momento del fatto, si trovava in condizione di infermità di mente, tale da escludere la sua capacità di intendere e di volere in relazione all’omicidio e alla dinamica dello stesso, poiché affetto da schizofrenia paranoide cronica, in fase di scompenso acuto, per la quale era seguito, sin dal 2011, dal Centre di Salute Mentale di riferimento, ed aveva già subito due ricoveri in regime di trattamento sanitario obbligatorio – T.S.O.
[La Schizofrenia Paranoide è caratterizzata dalla presenza di deliri tipicamente di persecuzione, o di grandiosità , o entrambi. Possono anche ricorrere deliri con altri temi, per esempio di gelosia, somatici o religiosi.
I deliri possono essere molteplici, ma sono generalmente organizzati attorno ad un tema coerente. Le allucinazioni sono pure tipicamente correlate al contenuto del tema delirante.
Le manifestazioni associate comprendono ansia, rabbia, distacco ed atteggiamento polemico.
I soggetti che ne soffrono dimostrano scarsa o nessuna compromissione ai test neuropsicologici o ad altri test cognitivi]
Contestualmente, veniva affermata la necessità di applicare a D. una misura di sicurezza consistente nell’inserimento in una REMS (Residenza Sanitaria per l’Esecuzione delle misure di Sicurezza Detentive ,che, a seguito della riforma che ha previsto il superamento dei Manicomi Giudiziari e degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari – OPG – ha sostituto i predetti Istituti, dove il trattamento terapeutico e riabilitativo erogato dovrebbe massimamente ispirarsi al rispetto della personalità, dignità umana, salute, sicurezza e intimità).
Infine, il 22 maggio 2020 , la Corte d’Assise dichiarava I’imputato non punibile per totale mancanza della capacità di intendere e di volere al momento del fatto, con applicazione della sola misura di sicurezza in REMS per due anni.
Questa è solo una parte della storia, la parte sotto gli occhi di tutti;
ma c’e una altra storia, dietro le quinte della tragedia, ed è una storia di umanità , di malattia, infine anche di speranza
D. aveva raccontato allo psichiatra :
“L’ho fatto, I’accoltellamento, perché mi sentivo minacciato da mio zio. Purtroppo io sono malato da otto anni , affetto da disturbo “psicotico- schizofrenico” e non riesco a distinguere cosa sia vero o falso rispetto alle voci che sento.Questa notte, le voci nella mia testa mi avvisavano che ero in pericolo, che se avessi fatto questo atto sarei stato al sicuro da mio zio e anche da tante altre persone che mi vorrebbero vedere morto”.
difficile comprendere qualcosa che non si conosce
Difficile, addirittura, credere che sia possibile, verosimile.
D., ormai da molti anni, sente le voci.
I farmaci non sono sufficienti a curare, a contenere questo tipo di disturbo: occorre una cura che accompagni la persona a convivere con le “voci”, a dialogarci, per imparare, un passo alla volta, a controllarle.
Nella città di Reggio Emilia ha sede l’Associazione Nazionale ” SENTIRE LE VOCI” i cui operatori fanno esattamente questo: insegnano a gestire gradualmente, fino a dominarle , le energie del lato oscuro , presenti in ogni essere umano, che in soggetti particolarmente sensibili e/o fragili, a seguito di traumi, frustrazioni e disagio sociale si slatentizzano sotto forma di voci aggressive e invalidanti.
E’ di fondamentale importanza che le strutture pubbliche sostengano, anche attraverso convenzioni remunerative, gli operatori di questa preziosa associazione di volontari, che supportano altresì i famigliari dei malati, troppo spesso soli e spaventati , incapaci, impreparati.
La pandemia da Covid-19 ha causato molti lutti attivando in ognuno di noi un dolore, prima personale poi collettivo.
Un dolore non solo per ciò che ci è venuto a mancare
ma anche per come queste perdite influenzano oggi il nostro Senso e sensi
Un dolore comuneperché nel riguardare il nostro lavoro, il sistema economico, educativo e sanitario siamo tutti un po’ disorientati e anche se non riusciamo ad esprimerlo con parole c’è.
Tutti abbiamo perso qualcosa…
Un contesto che ci sta insegnando varie tipologie di lutto: la perdita del nostro posto di lavoro, la perdita delle protezioni che ritenevamo certezze, la perdita di progetti divenuti irrealizzabili ecc.
I “disastri” ci insegnano l’importanza dei supporti sociali, per questo ci affidiamo alla tua sensibilità per raccogliere fondi per mantenere attivo il nostro supporto anche in questa fase.
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Iban: IT 86M 01015 48822 00007 0729 659 dedicato alla raccolta fondi per la Regione Sardegna
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