Spesso sentire voci è un disagio stigmatizzante non solo agli occhi altrui, ma anche per l’uditore stesso. Questo fenomeno non si percepisce all’esterno, perché si tende a nasconderlo almeno sino a quando non si hanno risposte esaustive per se stessi.
Pensiamo a quali possono essere gli effetti negativi più gravi, un suicidio o un omicidio, causati dalle voci (vedi la cronaca della madre 39enne di Reggio Emilia che ha ucciso i suoi due figli nel mese di dicembre).
Prima di compiere un atto così grave, si tende a nascondere la propria depressione, a sottovalutare il proprio disagio, pensando che si possa tenere sotto controllo.
Psichiatri e psicoterapeuti sono ancora motivo di vergogna. Quante volte si tiene volutamente nascosto, prendendoci in giro, che si va dallo psicologo?
Se avessimo un dolore fortissimo all’addome e temessimo una peritonite, correremmo subito in ospedale o chiederemmo aiuto a chiunque per essere aiutati.
Se un problema ad un nostro organo interno necessitasse di un intervento ci opereremmo da soli?
Sappiamo benissimo che c’è una serie di pregiudizi sul male oscuro che ci portano a non chiedere aiuto, perché le cronache allarmiste mostrano l’uditore di voci sempre e soltanto come un pazzo.
A volte, quando finalmente si arriva alla consapevolezza di aver bisogno di aiuto, è troppo tardi!
Nascondere il proprio male appannato, misterioso, con l’uso di sostanze, invece di rivolgersi a professionisti, non porta a soluzioni positive di vita.
Questo spazio è quindi dedicato a raccogliere testimonianze di coloro che, con umiltà e coraggio, si concederanno di chiedere aiuto, prima che il disagio esploda e raggiunga un punto di non ritorno.