Voglio raccontare la storia di D., 27 anni arrestato a Reggio Emilia il 21 novembre 2019 per aver accoltellato mortalmente lo zio paterno.
Per l’omicidio pluriaggravato gli veniva applicata la misura della custodia cautelare in carcere.
Come difensore, conoscendo la storia di D., ho fatto quanto in mio potere affinché l’iter legale fosse il più indolore possibile, sollecitando il Pubblico Ministero affinché si procedesse al più presto ad accertare la capacità di intendere e di volere del giovane, la sua capacità di stare in processo, l’eventuale pericolosità sociale.
II perito psichiatra nominato ha concluso nel senso che D. , al momento del fatto, si trovava in condizione di infermità di mente, tale da escludere la sua capacità di intendere e di volere in relazione all’omicidio e alla dinamica dello stesso, poiché affetto da schizofrenia paranoide cronica, in fase di scompenso acuto, per la quale era seguito, sin dal 2011, dal Centre di Salute Mentale di riferimento, ed aveva già subito due ricoveri in regime di trattamento sanitario obbligatorio – T.S.O.
[La Schizofrenia Paranoide è caratterizzata dalla presenza di deliri tipicamente di persecuzione, o di grandiosità , o entrambi. Possono anche ricorrere deliri con altri temi, per esempio di gelosia, somatici o religiosi.
I deliri possono essere molteplici, ma sono generalmente organizzati attorno ad un tema coerente.
Le allucinazioni sono pure tipicamente correlate al contenuto del tema delirante.
Le manifestazioni associate comprendono ansia, rabbia, distacco ed atteggiamento polemico.
I soggetti che ne soffrono dimostrano scarsa o nessuna compromissione ai test neuropsicologici o ad altri test cognitivi]
Contestualmente, veniva affermata la necessità di applicare a D. una misura di sicurezza consistente nell’inserimento in una REMS (Residenza Sanitaria per l’Esecuzione delle misure di Sicurezza Detentive ,che, a seguito della riforma che ha previsto il superamento dei Manicomi Giudiziari e degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari – OPG – ha sostituto i predetti Istituti, dove il trattamento terapeutico e riabilitativo erogato dovrebbe massimamente ispirarsi al rispetto della personalità, dignità umana, salute, sicurezza e intimità).
Infine, il 22 maggio 2020 , la Corte d’Assise dichiarava I’imputato non punibile per totale mancanza della capacità di intendere e di volere al momento del fatto, con applicazione della sola misura di sicurezza in REMS per due anni.
Questa è solo una parte della storia, la parte sotto gli occhi di tutti;
ma c’e una altra storia, dietro le quinte della tragedia, ed è una storia di umanità , di malattia, infine anche di speranza
D. aveva raccontato allo psichiatra :
“L’ho fatto, I’accoltellamento, perché mi sentivo minacciato da mio zio. Purtroppo io sono malato da otto anni , affetto da disturbo “psicotico- schizofrenico” e non riesco a distinguere cosa sia vero o falso rispetto alle voci che sento.Questa notte, le voci nella mia testa mi avvisavano che ero in pericolo, che se avessi fatto questo atto sarei stato al sicuro da mio zio e anche da tante altre persone che mi vorrebbero vedere morto”.
difficile comprendere qualcosa che non si conosce
Difficile, addirittura, credere che sia possibile, verosimile.
D., ormai da molti anni, sente le voci.
I farmaci non sono sufficienti a curare, a contenere questo tipo di disturbo: occorre una cura che accompagni la persona a convivere con le “voci”, a dialogarci, per imparare, un passo alla volta, a controllarle.
Nella città di Reggio Emilia ha sede l’Associazione Nazionale ” SENTIRE LE VOCI” i cui operatori fanno esattamente questo: insegnano a gestire gradualmente, fino a dominarle , le energie del lato oscuro , presenti in ogni essere umano, che in soggetti particolarmente sensibili e/o fragili, a seguito di traumi, frustrazioni e disagio sociale si slatentizzano sotto forma di voci aggressive e invalidanti.
E’ di fondamentale importanza che le strutture pubbliche sostengano, anche attraverso convenzioni remunerative, gli operatori di questa preziosa associazione di volontari, che supportano altresì i famigliari dei malati, troppo spesso soli e spaventati , incapaci, impreparati.
Magari per arrivare prima del prossimo dramma.
Reggio Emilia, 1/06/2020
Audio del comunicato stampa del 23 maggio 2020
Mi rendo conto che in generale nessuno conosce questi drammi che ci fanno paura e per questo cerchiamo di non vedere e non sapere. È dovere di una società civile prendersi cura di queste persone e creare una rete di sostegno e di coscienza collettiva.